In vetrina: "Il rosso e il blu", il realismo magico dei migranti. Intervista all'autore Luca Giommoni

 Acqua: immagine primordiale di vita. Purezza, rinascita, battesimo. L'acqua smacchia, pulisce, lava via lo sporco, ma tanta salvezza è controbilanciata dal pericolo che, allo stesso tempo, essa rappresenta, a sottolineare la natura ambigua di ogni elemento basilare. Di fatti, l'acqua è anche possibilità di annegare, distruggere, affondare.

Lo sa bene Makamba e lo sanno tutti coloro che ogni giorno affrontano il mare per raggiungere una terra dove risorgere. La storia di Luca Giommoni nel suo romanzo d'esordio "Il rosso e il blu" parte proprio dal mare e, più precisamente, da un viaggio verso l'Italia che può condurre un gruppo di migranti a trovare uno sprazzo di serenità.


Sulla nave, Makamba allaga il settore dove si trovano donne e bambini, lasciando aperto il rubinetto di un bagno. Questo gesto incomprensibile si caricherà di significato nel corso della lettura: no, quest'uomo strambo originario del Mali non ha rotelle fuori posto, né cattive intenzioni, ma ha un sogno, che è quello di riportare un pizzico di equilibrio in un mondo dove regna la disuguaglianza. I pomelli d'acqua fredda e calda, il rosso e il blu, sono i due opposti che trovano un accordo nell'acqua tiepida: la soluzione all'ingiustizia e all'incomprensione è aprirsi all'altro.

Ben evidenti anche in copertina, i pomelli sembrano gommoni che galleggiano in mare aperto, sovrastando una Italia sotto sopra. Il rosso e il blu, in questa visione rovesciata, sono anche i colori del maestro di italiano che correggeva gli errori grammaticali sui temi delle elementari: i due colori-simbolo possono guarire?

Makamba approda nella casa di accoglienza "L'arcobaleno", che abbraccia simbolicamente il rosso e il blu, offrendo una visione variopinta della realtà. Qui si intrecciano le storie di altri immigrati, come Fagadan, Malang o Billy Idol, ognuno con il suo presente, che è il risultato di ciò che si portano alle spalle e di ciò che vorrebbero realizzare. A tenere in piedi sogni e vite che si snodano all'interno della struttura, ci sono gli operatori, come Valerio e Manfredi, che ogni giorno cercano di far quadrare i conti e trovare il giusto equilibrio tra il sogno dell'accoglienza e la realtà del sistema burocratico.

"Il rosso e il blu" è il romanzo che ci permette di toccare con mano il tema dell'immigrazione, dell'integrazione e della diffidenza, grazie alla sensibilità e all'esperienza del giovane autore, il quale è stato in grado di dosare gli ingredienti di verità e fantasia andando a sfiorare un realismo magico estemporaneo.

Il romanzo, edito da "Effequ", racchiude sogni, vite, persone, speranze e immaginazione, dando il giusto spazio a dei personaggi spesso inascoltati. L'autore sembra quasi suggerirci di alzare lo sguardo e imparare a vedere realmente chi incrociamo per strada: dietro una faccia sconosciuta potrebbe esserci un Makamba, Fagadan o Malang.

Alziamo lo sguardo insieme ora, per conoscere qualcosa in più del libro tramite il suo autore, il quale ha accettato volentieri di rispondere a qualche domanda.

- Dal momento che dal testo risulta chiara la tua piena conoscenza del tema, quali esperienze personali ti hanno portato a trattare di immigrazione?

In un periodo della mia vita in cui ero disoccupato, ho partecipato a un doposcuola per ragazze/i stranieri. Da quell'esperienza mi si è aperta poi la strada dell'insegnamento dell'italiano L2, ho preso la certificazione necessaria e ho iniziato a lavorare in associazioni e scuole private come insegnante d'italiano per stranieri. Dal 2015 al 2019 ho poi lavorato sempre come insegnante, e anche come operatore, in un centro di accoglienza straordinaria in Toscana. La quantità di incontri, di storie, di aneddoti, di luci e ombre, che mi sono ritrovato sotto gli occhi mi ha permesso di avere molto materiale che doveva essere raccontato e di capire come raccontarlo.

- Qual è stato il tuo intento alla base della pubblicazione del romanzo?

Non sopportavo più come veniva raccontata l'accoglienza dei migranti in Italia. Volevo dare un'altra narrazione possibile, evirata dagli stereotipi carichi d'odio di una certa destra e dalla facile retorica buonista di una certa sinistra. Ne "Il rosso e il blu", i luoghi comuni razzisti vengono smontati e mostrati in tutta la loro assurdità e stupidità dal candore dei personaggi e dalle loro piccole grandi imprese surreali. Dall'altra parte non ci sono i grossolani cliché dell'eroe bianco che salva il povero migrante disperato: pure quelli che dovrebbero essere "gli eroi bianchi" sono disperati, costretti a gestire un carico emotivo e di responsabilità troppo alto, e a combattere, ognuno a modo suo, tutti in maniera più o meno strampalata, la precarietà del lavoro nel sociale e un sistema d'accoglienza che non sempre funziona come dovrebbe.

- L'idea dei pomelli dell'acqua, ovvero del rosso e del blu, che dovrebbero ristabilire l'equilibrio del mondo è affascinante. Cos'altro simboleggiano questi colori?

Possono simboleggiare il trionfo di un ingenuo ottimismo sull'indifferente disfattismo della realtà, e l'acqua, che quando una strada non c'è se la inventa, rappresenta proprio l'attitudine dei protagonisti del romanzo. Onestamente quando ho scritto "Il rosso e il blu" avevo in mente solo i colori dei rubinetti dell'acqua calda e dell'acqua fredda, poi mi sono arrivate, da chi aveva letto il libro, anche altre interpretazioni, tutte possibili, tutte giuste. Credo che ognuno possa trovare le proprie analogie. Alla fine, secondo me, un libro appartiene a chi lo legge.

- Si può parlare di una sorta di "realismo magico" in riferimento alla cultura africana?

Sì, il termine "Realismo magico" mi piace molto e ti ringrazio per averlo usato. Per raccontare la cultura africana mi sono basato sulle storie di chi quei colori, quei sapori, quei paesaggi, quelle situazioni, quelle leggende, li ha vissuti in prima persona. Ho raccolto delle sensazioni anche da film di registi africani che raccontavano il proprio Paese e ho elaborato il tutto con la fantasia, attingendo anche dalla lettura di maestri come Buzzati o Calvino.


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