Un incipit, un inizio
"Tutte le famiglie felici sono simili le une alle altre, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo".
Questo è l'incipit di "Anna Karenina", una frase netta, immediata, che proietta istantaneamente il lettore nella realtà del libro. Una frase forse già sentita, come tante altre sparse nella mente comune che vagano senza trovare la giusta sistemazione nella cultura individuale, se non prima di imbattervisi direttamente, quando la si ritrova nel suo naturale contesto: il libro da cui è stata estratta.
Ci sono titoli che risuonano nelle orecchie per anni e anni prima che si possa decidere di dar loro consistenza; ci sono titoli che con la sola dicitura di "classici" appaiono a molti noiosi, ad altri troppo maestosi e quindi impegnativi per poter essere piacevoli; ci sono titoli imposti dalla cultura generale e rifiutati proprio perché datati: l'interesse si perde di fronte ad una solennità che si teme di non apprezzare. Eppure sono proprio questi i titoli dai quali si dovrebbe partire per poter comprendere quelli contemporanei, oltre a permettere di sviluppare un senso critico più raffinato. Dare un perché alla loro condizione di pilastri letterari è sintomo non solo di curiosità e maturità, ma anche di frenesia conoscitiva, di quella voglia irreparabile di avvicinarsi alla fonte per poter criticare personalmente un'opera.
Questo è lo spirito che mi ha guidato quando ho deciso di leggere "Anna Karenina": un nome vuoto che echeggiava nella mente e che ora per me ha un significato che mi rende nuova.