"Sembrava bellezza": l'occhio adulto verso la propria adolescenza

Grassa, invidiosa, deforme. La protagonista dell'ultimo libro di Teresa Ciabatti è una donna di mezza età, ormai riscattata dal suo passato adolescenziale da grassa, invidiosa, deforme, quando, emarginata dai ricchi compagni di scuola, covava manie omicide nei confronti dei coetanei come Lavinia che non la invitavano alle feste; a disagio con il suo corpo non solo in sovrappeso ma per di più con un seno sproporzionato. Da adulta, è una scrittrice affermata, con una carriera di successo, e sta lavorando a un reportage sull'anoressia, quando il passato torna sotto forma di una vecchia amica, Federica.

Ciabatti T., "Sembrava bellezza", 
Mondadori, 2021.

Quella ragazzina grassa, invidiosa e deforme ombreggia ancora sul presente, incastonata in una storia tragica che la porta indietro di trent'anni, riconducendola ai giorni in cui Livia, la bellissima sorella di Federica, bionda, alta e irraggiungibile, la definisce "la cicciona" e non la degna di uno sguardo. Fino a quando, qualcosa succede, la vita si incrina, le sorti si ribaltano: Livia precipita. Fisicamente e psicologicamente. Atto volontario? Incidente? 

Il racconto si fa confessione: sulla coscienza della scrittrice-adolescente grava un segreto fardello. L'espiazione della protagonista si compie allentando il controllo sulla memoria, manipolata dalle sue scelte e compromessa dalla sua visione soggettiva e, quindi, corrotta. Dove risiede la verità?

"Sembrava bellezza" è "una storia di scomparsi, di giovinezze spezzate - in un modo o in un altro. E in queste giovinezza rientriamo tutti." Già, perché ci siamo anche noi nella proiezione del passato sul presente, nella visione distorta e personale della realtà circostante, influenzata dall'insicurezza di una identità traballante di una adolescente in crescita e tutti ci portiamo dentro l'adolescente che eravamo, con traumi irrisolti e sensi di colpa ingigantiti dal passare del tempo.

Il tempo distorce i ricordi, la soggettività dell'amore ci mette il resto nel complesso processo di manipolazione dei fatti. La scrittrice che scava nel suo io adolescente confessa le sue colpe e la sua manipolazione: la realtà filtra attraverso i suoi occhi e i suoi stati d'animo, scolorendo qualsiasi linea di demarcazione. Dopo un vuoto di trent'anni dall'amicizia con Federica e dalla terribile vicenda di Lidia, si riallacciano i legami: una valanga di esperienze accumulate nel frattempo le precipita sulle spalle.

Inizialmente lo stile intermittente e segmentato dell'autrice, nonché il corso della storia a singhiozzo, mi hanno quasi infastidito, per poi inghiottirmi completamente. Tutto torna, ogni dettaglio buttato tra le pagine non è casuale, ma intrecciato al resto, richiamato dopo. L'appellarsi direttamente al lettore, la metanarrativa che va di pari passo con la confessione, il ribaltamento dei ruoli, l'originalità dello stile, i riferimenti all'attualità e le tematiche (disturbi alimentari, disabilità, crisi adolescenziale, maternità...) fanno di "Sembrava bellezza" uno dei migliori libri candidati al Premio Strega.

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