In vetrina: "Contrappunto a quattro voci", la melodia narrativa di Annalisa Giuliani

Un "libricino", come lo definisce l'autrice, di un centinaio di pagine: "Contrappunto a quattro voci" è un romanzo delicato, nonostante affronti tematiche forti come la violenza sulle donne e la crisi adolescenziale, tra le altre.

Le voci di quattro protagonisti si alternano, intrecciandosi come i fili di un ricamo all'uncinetto (altra passione della scrittrice). Viola, Ester, Edoardo ed Emiliano sembrano avere poco a che fare l'uno con l'altro, e invece la vita di ognuno si lega profondamente a quella degli altri. L'arte musicale del "contrappunto" consiste esattamente nel "combinare in una data melodia una o più melodie, più o meno autonome"  e la trasposizione narrativa di tale tendenza è emblematica: la polifonia di voci confluisce in un'unica armonia

Emiliano, 16 anni, un ragazzo "adulto", ritrovatosi grande prima del previsto senza assaporare il piacere degli anni di passaggio, ma vivendo una crisi adolescenziale che si carica di problemi giganti. Introverso e silenzioso, la sua non è timidezza, ma bisogno di prendersi il proprio spazio e di vivere in disparte. A salvarlo dal dramma quotidiano, il forte legame con la mamma amorevole, Viola, l'attenzione di una insegnante accorta, Ester, e la passione per la musica.

Viola, una donna tanto forte da pretendere di poter sopportare un peso eccessivamente grande, quello delle violenze da parte del marito. In lei possono rispecchiarsi tutte quelle persone che sacrificano le loro ambizioni e il proprio equilibrio per la quiete familiare; quando finalmente decide di chiedere aiuto, la sua richiesta cade inascoltata. La sua passione per la fotografia è ormai relegata al passato, prima di comprendere che a essere messa da parte va l'origine della sofferenza e non la fonte del proprio benessere. La pace familiare, di fatti, non equivale alla felicità: talvolta è solo stasi e silenzio, ancor più dolorosi.

"Cominci a pensare che la colpa sia tua. Perché non lo capisci fino in fondo, perché pretendi da lui ciò che non può darti. Nessuno è capace di amore se non lo ha mai conosciuto. Sei tu che sei sbagliata, perché non sei perfetta, perché non sei come lui ti vuole. Un meccanismo perverso, una spirale che stritola."

Ester è l'insegnante che si occupa dei suoi alunni come fossero i figli che non ha mai potuto avere e dedica un'ora settimanale alla lezione di '"alfabetizzazione emotiva". Consapevole del valore pedagogico e didattico del dialogo con gli studenti, è empatica e attenta ai loro bisogni, spingendo i ragazzi a coltivare i loro sogni. Il cassetto diventa, così, un oggetto concreto, nel quale conservare il proprio sogno, soprattutto per gli adolescenti come Emiliano, che non solo non hanno sogni, ma si rendono conto di non avere neanche un cassetto nel quale contenerli.

Edoardo, l'amico di Viola che lui non è riuscito ad aiutare, è un poliziotto che non ha saputo garantire la tutela di una donna che ha riposto fiducia nella sua amicizia e vive il suo senso di colpa come una sconfitta personale. Padre di Irene, conserva nella memoria il ricordo di una donna che aveva ritratto di nascosto anni e anni prima, come la testimonianza che la bellezza esiste e va preservata. 

I quattro personaggi sono accomunati da legami più o meno sottili, i quali si intrecciano in modo graduale e sempre più indissolubile. Ognuno col suo fardello pesante da trascinare sulle spalle - la solitudine, la violenza, l'aborto, il senso di colpa - impareranno ad accettare e superare quelli che apparivano come limiti invalicabili. La solitudine è vinta grazie alla forza interiore che spinge gli esseri umani al cambiamento e l'evoluzione si fa condizione inevitabile per la sopravvivenza.

I brevi capitoli, divisi in tre parti (il prima, il durante, il dopo), alternano le quattro prospettive, agganciate spesso da proposizioni ripetute, frutto di un meraviglioso gioco stilistico. Ogni sezione è introdotta da frasi scritte da alunni di terza, citazioni che sottolineano la grandezza dei ragazzi, in grado di cogliere e rielaborare con sensibilità e creatività gli stati d'animo.

Rimando intertestuale puntuale è quello a Calderón de la Barca, autore della celeberrima opera teatrale "La vida es sueño", in cui il giovane principe Sigismondo non riesce quasi più a distinguere tra sogno e realtà, come se vanità, futilità e illusione siano onnipresenti, caratteristiche dell'una e dell'altra dimensione. 

Un libro "ricco" sebbene di poche pagine; un romanzo sull'importanza dei sogni, sui cassetti da aprire, sul ruolo della famiglia, della scuola e dell'amicizia, che sa coniugare contenuto a stile, forma e sostanza.

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