"Almarina" sinonimo di libertà
Con le sue 123 pagine e una copertina che sa di libertà, "Almarina", edito da Einaudi, è uno dei candidati Premio Strega di quest'anno. Mi ci sono tuffata senza informarmi sulla trama o sulle tematiche affrontate: aprire un libro senza sapere cosa aspettarmi lo preferisco, non solo per evitare pregiudizi, ma perché amo la conoscenza diretta pagina per pagina, scevra da condizionamenti e incline alla sorpresa. Nel caso del romanzo di Valeria Parrella, non è stata una scoperta folgorante, ma di certo una lettura interessante.
Parrella V., "Almarina", Einaudi, 2019. |
Elisabetta Maiorano è una docente di matematica che lavora presso il carcere minorile dell'isola di Nisida. Ogni giorno, la sbarra che segna il passaggio tra la libertà e la prigione si alza e lei attraversa la cornice d'acqua per insegnare calcoli e numeri a degli alunni particolari. Patricidi, matricidi, spacciatori, ladri la scrutano, mentre lei tiene alta la testa ed evita mosse false, in una tacita sfida quotidiana per il rispetto reciproco. Gli stessi patricidi, matricidi, spacciatori e ladri, però, infilano le mani nel barattolo di caramelle colorate portato in aula dall'insegnante di italiano, Aurora, come fossero bambini. Il delicato lavoro del docente, che consiste non solo nell'appassionare gli allievi e guidarli nell'acquisizione individuale di concetti e competenze, ma anche e soprattutto nel fornire gli strumenti necessari per vivere in pace con se stessi e con gli altri - autostima, rispetto, educazione, senso civico, per citarne solo alcuni - tra le sbarre si amplifica, sebbene dietro i banchi gli alunni sembrano ripetere le stesse dinamiche di qualsiasi altra scuola.
Ẻ in quel carcere, isolato e circondato dal mare, che Elisabetta, vedova, abitudinaria e sola, ritrova il profumo del mare. Lo ritrova in una ragazza di origine albanese, che porta il mare già nel nome: Almarina. Pochi tratti la descrivono, ma bastano quelle pennellate impressioniste dell'autrice per conferirne una caratterizzazione marcata. Tra tutti gli alunni, condannati da un sistema malfunzionante ad un ciclo ininterrotto che libera i detenuti per poi riportarli in carcere, in lei Elisabetta ripone maggiori speranze per sfuggire a questa gabbia sociale, tanto da intraprendere la strada dell'affidamento.
Il mare che circonda e circoscrive è lo stesso che spazia nell'infinito e libera gli animi. Ma anche nell'immensità e nella libertà, l'uomo ha bisogno di punti fermi, ha bisogno di puntare il compasso per segnare i cerchi concentrici, come afferma la voce narrante. Per questo motivo, Elisabetta decide di insegnare a nuotare ad Almarina, che, in una lettura più profonda del testo, significa insegnarle a stare a galla e a sopravvivere alle burrasche della vita.
La procedura legale per ottenere l'affidamento non è semplice, ma, qualsiasi passo deve essere compiuto per raggiungere il suo obiettivo, Elisabetta lo compie con determinazione, sperando che le carte di un'infinita burocrazia, una volta toccato il traguardo, possano bruciare in un fuoco purificatore che evoca silenziosamente l'immenso "Farenheit 451".
La lettura scorre velocemente e per il numero esiguo di pagine e per le scarse descrizioni. Come ho accennato, Valeria Parrella sviluppa uno stile letterario impressionista: bastano poche macchie di colore a dare il senso della pienezza. I dettagli si ricompongono nella mente del lettore, che li completa. Ogni personaggio, quindi, appare ben delineato, nonostante l'essenzialità. Altra caratteristica dell'autrice è la ricerca di uno stile che si contraddistigua dagli altri e, devo ammettere che, sebbene non mi siano piaciuti particolarmente i "tratti di coscienza" dalle frasi interrotte da punti senza lettere maiuscole, è comunque un modo di distinguersi. Leggendo questo libro, c'è l'impronta netta dell'autrice, che non si confonde con altri scrittori contemporanei.
Sebbene lo stile e il racconto non siano piatti, ma anzi degni di nota, nel complesso non si tratta di un romanzo che definirei brillante. Di fatti, l'essenzialità sopra descritta, da punto di forza, si fa punto di debolezza per chi come me ama la densità e una maggiore vicinanza con il testo. Sicuramente non uno di quei romanzi che ti entrano dentro, ad ogni modo "Almarina" è stata una lettura piacevole, in cui ho scorto interessanti spunti di riflessione.
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