Kazuo Ishiguro, Quel che resta del giorno

    Un libro delicato e malinconico, che agisce con lentezza ma eleganza; un libro che rappresenta l'anima stessa del suo protagonista, un maggiordomo, ormai a fine carriera, che si concede, dopo una vita intera trascorsa al servizio di sua signoria, un viaggio in macchina.
   L'obiettivo è quello di raggiungere il luogo dove ora vive la vecchia collega Miss Kenton, la donna con cui collaborò, senza mai oltrepassare il limite che divide il rapporto di lavoro dalla confidenza amichevole.
   Già, perché Mr Stevens - questo il nome del protagonista - non potrebbe mai e poi mai svestire i panni del maggiordomo: essere maggiordomo significa rispettare il proprio ruolo in ogni circostanza.
    Durante il tragitto in automobile, Mr Stevens ha modo di tornare con la mente al passato, al trascorso della sua vita fino a quel momento, e riflettere su alcuni episodi relativi al rapporto con Miss Kenton o a quello con suo padre, da cui ha ereditato dignità ed eleganza per interpretare il suo ruolo, più che per svolgere semplicemente un mestiere. 

    Il concetto di "dignità" è al centro dell'intero romanzo, perché è su questa definizione che si erge il personaggio: "la dignità, in un maggiordomo, ha a che fare, fondamentalmente, con la capacità di non abbandonare il professionista nel quale si incarna". La differenza tra un maggiordomo e un grande maggiordomo è proprio qui: non nel recitare una pantomima, ma nel vivere il proprio ruolo fino in fondo, senza mai lasciarsi sconvolgere da eventi esterni.
    Non farsi sconvolgere da nessun imprevisto significa non farsi mai cogliere di sorpresa, quindi mantenere un ritmo monocorde che, per quanto eccellente e dignitoso, non prevede cambi di programma. 

    Quel che resta della vita, allora, non è nient'altro che un rispetto estremo delle proprie convinzioni che si tramuta, per gli altri, in finzione. Per Miss Kenton, il suo amato collega finge, perché non è in grado di lasciarsi trasportare dalle emozioni. Ma Mr Stevens, in realtà, non sta fingendo. Lui non fa il maggiordomo, lui è un maggiordomo e non potrebbe  mai farsi trovare "fuori servizio". 
    Un grande maggiordomo è colui che dal "quartier generale" della sua stanza dirige la casa nel suo complesso; colui che è sempre presente, ma deve passare inosservato; colui che ascolta tutto, ma non giudica mai. Un grande maggiordomo non è curioso: anche assistendo alle più segrete discussioni politiche ai tempi del secondo conflitto mondiale, non è suo dovere interessarsi di tali problematiche.
    A fine carriera, però, quando ci si sveste dei propri panni e si ha la possibilità di trovarsi da solo con se stesso ed essere finalmente "fuori servizio", allora si può riflettere su ciò che è accaduto nell'arco della giornata, nell'arco della vita intera, ma chiedersi come sarebbero andate le cose se si fossero prese scelte diverse ormai non ha senso.
    Mr Stevens completa il suo viaggio, raggiungendo l'ultima tappa. L'incontro con Miss Kenton è vicino.

   Passato e presente, in un continuo alternarsi, cullano una lettura - ripeto - delicata, accarezzata dallo stile elegante e dignitoso del maggiordomo. Incantevole.

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