Tolstoj, Guerra e pace


   Macigno della letteratura mondiale - e non solo in senso figurato, date le sue oltre mille pagine - "Guerra e pace" è uno di quei titoli che incute quasi timore, data la sua indiscussa importanza, ma è anche un libro che non può essere assolutamente trascurato, perché fa parte di quel ventaglio di capolavori la cui conoscenza rende un serio lettore tale.

Romanzo storico d'amore e romanzo d'amore storico
    Senza dubbio i riferimenti storici e le digressioni filosofiche lo rendono un libro impegnativo, ma oltre a essere un romanzo storico, questo grande classico è anche un romanzo d'amore, che scava nei sentimenti immortali dell'essere umano: dall'amore passionale a quello platonico, dall'amore per un padre a quello per la propria patria. 
   L'amore viene sviscerato in ogni sua manifestazione, di cui fa parte anche l'odio, in quanto assenza di amore stesso, o il timore della morte, inteso come paura di perdere l'amore. Un romanzo, dunque, che tratta di storia, alla cui base c'è l'amore, che ingloba miriadi di sentimenti tra i più svariati. O, in altre parole, un romanzo d'amore che, con i suoi infiniti tentacoli, si avventa sulla storia.


"Tutte le idee che hanno enormi conseguenze sono sempre molto semplici."

Società e inversione guerra-pace
    Tolstoj pubblica "Guerra e pace" tra il 1865 e il 1869, dopo che la trasformazione storica e sociale ivi descritta può dirsi conclusa - perlomeno in quella determinata fase, dato che nell'eterna progressione della storia nulla si conclude mai veramente. La struttura dei quattro libri, ognuno dei quali divisi in parti, a loro volta organizzati in brevi capitoli, snellisce la storia densa, collocata in un periodo che abbraccia i primi anni dell'Ottocento, per poi culminare nella campagna di Napoleone in Russia del 1812.
    Protagonista è la società, in generale, e, in particolare, la nobiltà russa del periodo, di cui si delinea la graduale decadenza causata dall'avvento della furia bellica. I numerosi personaggi (da poter visionare nel dettaglio, cliccando qui) compongono un ritratto fedele della realtà del periodo, che, sebbene regolata da convenzioni tacitamente riconosciute e rispettate, è anche ricca di quella forza irrazionale che accomuna tutti gli essere umani, al di là di ogni distanza spaziale o temporale. 
    Tra le convenzioni a cui si accennava, spicca l'uso della lingua francese, alternata all'originale russo, parlata nelle occasioni d'incontro sociale, perché considerato buon costume. Il matrimonio, inoltre, è spesso visto come un contratto di convenienza tra le famiglie: una soluzione per conservare o rafforzare equilibri economico-sociali. 
   La ribellione a tali tacite norme, anche se moderata o timida, suscita esplosioni di sentimenti, rotture di legami, reazioni imprevedibili, che fanno dei momenti di pace, quelli cioè in cui la nobiltà si riunisce nelle case delle famiglie più importanti o in occasione di eventi ufficiali, i veri momenti di guerra.  Si ha l'impressione, cioè, che la vera guerra non sia quella combattuta sul fronte, da personaggi come Andrej o Nikolaj, ma quella che esplode nei ricchi salotti di Pietroburgo o di Mosca. Nikolaj Rostov, ad esempio, talvolta percepisce la vita da militare come un rifugio dai problemi familiari, quali le difficoltà economiche o il combattuto amore per e da parte della cugina Sonja. 

La Storia nella storia
     Tra i protagonisti del romanzo, essendo la Storia parte integrante dell'intera storia, vi sono i leader politici delle due potenze, Francia e Russia: Napoleone e Alessandro I. Descritti fisicamente e interiormente, i due appaiono grandi e piccoli, personaggi e uomini, ideali e umani, potenti e miseri. 
    La seconda metà del romanzo è quella incentrata in maniera più approfondita sulla campagna napoleonica in Russia del 1812, di cui vengono descritte battaglie (come quella di Borodino), problematiche, strategie e tattiche militari. Tolstoj, con attenzione storica, ripercorre nel dettaglio i momenti salienti dello scontro tra i due eserciti, cercando di interpretare determinate scelte, facendo emergere gli stati d'animo dei militari o prendendo parte in modo oggettivo e critico a determinati dibattiti storici, cercando sempre di risalire alle cause dei fatti.


All'intelletto umano, le cause dei fenomeni sono inaccessibili nella loro totalità. Ma il bisogno di ricercare le cause è insito nell'anima dell'uomo. E l'intelletto umano, non riuscendo a entrare nell'infinità e nella complessità delle condizioni dei fenomeni, ciascuna delle quali, presa a sé, può apparire una causa, si aggrappa al primo e più accessibile punto di riferimento e dice: ecco la causa. Negli eventi storici (dove l'oggetto dell'osservazione sono le azioni umane) il punto di riferimento originario è la volontà degli uomini; poi viene la volontà degli uomini che hanno una posizione storicamente preminente, gli eroi della storia. Ma basta penetrare nell'essenza di un qualsiasi evento storico, vale a dire nell'attività dell'intera massa di uomini che hanno partecipato all'evento, per convincersi che la volontà dell'eroe della storia non solo non dirige le azioni delle masse, ma è essa stessa costantemente diretta.

    Gli eroi non sono altro che uomini i quali, grazie alla loro posizione predominante, possono esprimere una volontà, che non è la loro, non è quella della massa, bensì una volontà ancora più grande: gli eroi non ne sono che il mezzo. 
   Alessandro non è solo lo zar imponente, forte, determinato, esemplare e statuario che Petja, il più piccolo della famiglia Rostov, fratello di Nikolaj, intravede con bramosia esasperata e scalpitante patriottismo nella folla acclamante; Alessandro è anche l'uomo che combatte con altri uomini e dai cui occhi sgorgano delle lacrime impotenti. Allo stesso modo, Napoleone è il grande condottiero coraggioso, ma anche un capo militare che pecca nel dare gli ordini. Nei loro momenti di debolezza, anche gli eroi si rivelano semplicemente uomini, fragili e a loro volta dirottati.
"Il potere è la somma di tutte le volontà delle masse, trasferito per consenso esplicito o tacito sui governanti scelti dalle masse."
Enciclopedia del pensiero
    "Guerra e pace" è un'enciclopedia storica, filosofica, sentimentale, militare, umana, che racchiude i pensieri, le riflessioni e le considerazioni sulla vita nel particolare periodo descritto, sebbene determinate meditazioni diventino immortali, perché si estendono nel tempo tanto da risultare ancora attualissime.
     Come poter limitare nel tempo tematiche come l'amore, la libertà, la famiglia? Con un linguaggio chiaro, arricchito da numerose metafore per far comprendere meglio il messaggio, Tolstoj utilizza le irruenze e le stabilità dei personaggi per delineare un corso che si fa sempre più evidente: ognuno andrà incontro al suo destino, che, nel subbuglio della guerra storica, sociale e individuale, appare inevitabile. Così come il corso della Storia, vista ora da una prospettiva distante e quindi più completa e oggettiva, diventa inevitabile, allo stesso modo quello della storia dei personaggi si riduce ad un finale predestinato. Gli stessi eroi, come già detto, non sono che pedine di un gioco a noi sconosciuto.
    In che misura le scelte dei personaggi li conducono al finale? Quanto realmente dipende da loro e quanto dalla mano di un Autore nascosto? Parallelamente, quanto l'uomo può definirsi libero? 
Se io considero un'azione da me compiuta un momento prima, approssimativamente nelle stesse condizioni in cui mi trovo ora, la mia azione mi appare indubbiamente libera, Ma se esamino un'azione compiuta un mese fa, trovandomi ormai in altre condizioni, riconosco involontariamente che se quell'azione fosse stata compiuta, molte cose utili, piacevoli e anche necessarie che ne sono conseguite non avrebbero avuto luogo. Se poi mi trasferisco con il ricordo a un atto ancora più lontano, compiuto dieci o più anni fa, le conseguenze del mio atto mi appariranno ancor più evidenti, e mi riuscirà difficile immaginare che cosa sarebbe accaduto se quell'atto non avesse avuto luogo.     Quanto più indietro mi trasferirò con i ricordi, o, che è lo stesso, nell'avvenire con il giudizio, tanto più il mio ragionamento sulla libertà dell'atto diventerà dubbio.    La stessa progressione nella sicurezza della parte che spetta al libero arbitrio nelle azioni collettive dell'umanità noi troviamo nella storia.

    Tolstoj pare non credere nel libero arbitrio: ogni scelta, sebbene apparentemente libera, conduce verso un fine e ciò lo dimostra sia a livello sociale, narrando la storia del singolo, sia a livello storico, ripercorrendo e analizzando le relazioni di causa-effetto.

    Potrei continuare a scrivere di questo capolavoro per ore, ma preferisco fermarmi qui, a quelli che ritengo i punti salienti dell'intero romanzo. Ammetto che le parti relative alle battaglie o alle descrizioni del fronte sono state, per me, le più lente, noiose e difficili da leggere, in particolare a partire dalla seconda metà del romanzo. La prima metà e la parte finale - generalizzando - sono invece scivolate via velocemente, grazie alla forza dei dialoghi e alle tensioni relazionali emerse. 
    Penso sia impossibile non partecipare emotivamente alle vicende dell'allegra Nataša, la cui spensieratezza viene minacciata dall'inganno dongiovannesco di Anatole, o a quelle della "brutta" Marja, figlia devota che rivela tutto il suo forte carattere, per non parlare del coraggioso e profondo Andrej, un uomo "d'altri tempi".
    Nel complesso, e per le ragioni sopra addotte, "Guerra e pace" è un romanzo illuminante. Stilisticamente condivide le linee di scrittura ottocentesca con altri romanzi dell'epoca, ma, sebbene la nostra società sia ormai abituata alla velocità e all'immediatezza, l'opera di Tolstoj rispecchia tutti i tratti distintivi del "classico" e, come tale, va letto, non per obbligo, ma, come direbbe Calvino, solo per amore.

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