Marcela Serrano, L'albergo delle donne tristi

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   Marcela Serrano, una delle principali firme della narrativa sudamericana, concentra due elementi a lei cari, Cile e donne, nel romanzo “L’albergo delle donne tristi”.

   Floriana, la protagonista, giunge in un albergo di cui nulla sa il lettore, se non quello che suggerisce il titolo stesso, per una permanenza di tre mesi. Il racconto nasce e si conclude con il suo soggiorno in quel posticino discreto, dove – pian piano si apprende – vivono donne che si portano dentro la tristezza spesso legata alla sofferenza d’amore. È Elena la proprietaria dell’albergo, bella, tenace e imbattibile, una donna che, come tante, ha conosciuto il lato doloroso dell’amore, perché quest’ultimo non fa sconti a nessuno. 
   I discorsi delle ospiti riempiono le mura creando un’atmosfera complice e familiare. Discorsi sulle differenze tra uomo e donna, sul matrimonio, sulle proprie esperienze personali, sui diversi modi di amare, sulla castità, sulle scelte di vita, sul sesso: un crogiolo di parole che aiuta Floriana a riflettere.
   Non solo tristezza causata da una storia d’amore, a portare Floriana nell’albergo è stato anche il dolore implacabile di un lutto, come apprendiamo nella seconda delle tre parti di cui è composto il libro: una lettera scritta dalla sorella Fernandina alla proprietaria dell’albergo, unica testimonianza più diretta di un mondo interiore che Floriana nasconde tra maglie di eccessiva modestia e insicurezza.
   Il nome della protagonista e quello di due sue sorelle deriva dalle isole delle Gualápagos (Floreana, Isabela e Fernandina); solo la più piccola, di nome Dulce, “si è salvata” – come afferma Floreana – ma non fino in fondo… 
   L’attaccamento alla propria terra, evidente nell’identificazione del nome con l’isola, ne denota già il carattere: una natura solitaria, protetta dal contatto con gli altriRifugiarsi in un’altra isola, quella di Chiloé, dove si trova l’albergo, non si rivela una protezione abbastanza solida dai sentimenti: questi tormentano e nascono al di là dello spazio e del tempo. L’incontro con il dottore, Flavián, non potrà far altro che smuoverla dalle sue continue rinunce. La vita è un soffio, che cosa rimarrà di me su questa terra? , si chiede Florena.
   Dopo un inizio lento, cauto e guardingo, il racconto procede lungo una linea ben precisa, dove dialoghi piacevoli e discussioni su cambiamenti e società infarciscono la lettura d’interesse. Sebbene la tematica dell’emancipazione delle donne (occidentali) nella relazione con l’altro sesso possa risultare un po’ banale ai nostri giorni, è giusto tenere a mente che “L’albergo delle donne tristi” è stato scritto ed è ambientato negli anni Novanta, per cui si sente ancora forte l’inno dell’esaltazione della donna, tanto nella sua forza quanto nella sua fragilità.
"Si scrive sempre di qualcosa che è rimasto irrisolto, o delle proprie carenze; non conosco uno scrittore che ami parlare delle sue certezze."

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