Salvatore Basile, Lo strano viaggio di un oggetto smarrito

Scheda del libro

Titolo: Lo strano viaggio di un oggetto smarrito
Autore: Salvatore Basile
Casa Editrice: Garzanti
Genere: romanzo
Pagine: 302
Prezzo di copertina: € 16,90

Ha sette anni Michele, quando sua madre prende un treno che non la rivedrà più tornare indietro. Parte con il diario rosso del piccolo, con la promessa che glielo renderà presto. Dopo vent'anni, Michele vive nella stazione, vedendo treni partire e arrivare, senza più sua madre, senza più quel diario rosso. Con le sue abitudini strette al petto, protetto nella sua solitudine, raccoglie e accumula gli oggetti smarriti e dimenticati sui treni che si svuotano, custodendoli con cura nella sua casa-stazione. Nessuno è venuto mai a reclamarli, fino a quando qualcuno si presenta inaspettatamente alla sua porta. Si tratta di una ragazza, chiacchierona e invadente, alla ricerca disperata della bambola Milù. Ritrovato l'oggetto smarrito, la ragazza, di nome Elena, si trattiene, attratta da quel giovane riservato e silenzioso, che si nasconde dietro uno scudo di diffidenza.
Il giorno dopo, sul quel treno che fa avanti e indietro per la tratta abruzzese, Michele ritrova qualcosa che lo scuote totalmente: il suo diario rosso. Come è finito lì? Qualcuno lo ha lasciato di proposito? Michele ha bisogno di scoprire la verità e per farlo ha bisogno dell'intraprendenza e della forza di Elena. Inizia così un viaggio che condurrà Michele alla ricerca del suo io, seppellito da oggetti e silenzi, un viaggio fatto di conoscenze, delusioni e sorprese, che lo cambierà totalmente.
Il viaggio, più che di un oggetto smarrito, diventa il viaggio del protagonista. Come conferma lo stesso autore, siamo tutti "oggetti smarriti". "Ci smarriamo nel momento in cui, a nostra volta, perdiamo qualcosa: gli affetti, le sicurezze, le abitudini, i luoghi dell'infanzia, alcuni amici, il primo amore".

Salvatore Basile
L'idea che fa da motore all'intera vicenda è interessante: quante storie si celano dietro un oggetto smarrito, quante vite raccontano gli oggetti apparentemente dimenticati... La trama si snoda seguendo un ritmo lineare, nonostante i "cambi di scena" e, ad immaginare il romanzo come una sceneggiatura, penso possa essere un bel film. Da romanzo, però, non mi ha lasciato nulla, perché oltre alla storia, che parte da un'idea interessante ma non sfrutta la potenziale originalità che ne poteva derivare, lo stile narrativo non presenta nulla di caratteristico. Preciso: è ben scritto, la ricerca dei termini è dettagliata, la lettura scorre senza intoppi, i dialoghi sono verosimili e le immagini evocate distese in descrizioni precise, ma manca quella che io chiamo "l'impronta" dell'autore, il suo tratto distintivo, la sua firma. 
Come dice lo stesso Basile, alla notizia della pubblicazione di questo suo primo romanzo, si è sentito un "dilettante miracolato", segno che, quando a proporre un inedito è una persona già affermata, in questo caso come sceneggiatore, dotata di originalità e creatività, l'investimento sul prodotto narrativo risulta meno rischioso. Dal mio punto di vista, essere scrittore non significa solo scrivere bene, né solo raccontare storie; essere scrittore significa anche altro, ed è stato questo "altro" che non ho percepito dal testo. Basile sta lavorando ad un secondo romanzo e sarei curiosa di trovare nel prossimo ciò che è mancato in questo libro.

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