Jonas Jonasson, Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve
Jonas Jonasson "Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve" (2009) |
* * * * / 5
La trama è già sintetizzata nel titolo: un centenario scompare dopo essersi dileguato dalla finestra. Fine della storia. Ma anche suo inizio. Un inizio sorprendente per la naturalezza con la quale si racconta la fuga di un uomo non più nel fiore dei suoi anni, che annuncia un proseguo esilarante (per leggere l'incipit clicca qui).
Il centenario in questione è Alan Karlsson. Nulla sappiamo di lui, se non che, proprio il giorno del suo compleanno, decide di non soffiare le cento candeline, allontanandosi dalla casa di riposo, dopo aver scavalcato la finestra della sua stanza.
Dal suo vagabondare in pantofole ne deriva un susseguirsi di incredibili avventure, che il simpatico vecchietto affronta con disinvoltura e caparbietà. Alan non è il tipo da tirarsi indietro, né riflettere su quello che fa: egli agisce con spontaneità, senza timori, ma anche senza aspettative.
Tra una valigia dal contenuto segreto, delinquenti alle calcagna e polizia sulle sue tracce, la storia di un "comune" vecchietto prende sin da subito una strana piega... Disinteressato al guaio nel quale si sta cacciando, Alan prosegue instancabile per il suo misterioso cammino senza mai voltarsi indietro, incontrando di volta in volta compagni d'avventura.
I capitoli sulla fuga di Alan sono alternati a quelli sul suo passato, che ci permettono di capire il motivo della sua decisione: questo incosciente anziano non va alla scoperta del mondo; lui, il mondo, lo conosce già, e pure parecchio, ma non è tipo da rimanere fermo e nessuno al posto suo può decidere quando è ora di sgranchirsi le gambe. Nato nella fattoria di Yxhult, in Svezia, ha viaggiato per tutto il globo, dalla Spagna al New Mexico, dalla Cina all'Iran, dalla Russia all'Indonesia, senza mai decidere in anticipo la sua meta.
Attraverso i viaggi di Alan, vengono raccontati i suoi cent'anni, che racchiudono perfettamente il secolo appena trascorso, ricco di avvenimenti storici descritti con ironia, perché da lui vissuti in prima persona. La guerra civile spagnola, la Prima Guerra Mondiale, la guerra fredda, il ricorso alla bomba atomica da parte degli Stati Uniti prima e della Russia poi, lo sviluppo del comunismo di Mao Tse-tung... nel libro c'è tutto, c'è tutto ciò che già sappiamo, ma in una prospettiva completamente nuova: a suon di risate, l'autore trasforma ragguardevoli figure storiche in irrisori personaggi al servizio delle avventure di Alan, che, col suo fare semplice e schietto, mette in luce tutti i loro difetti. Il principale motivo che lo lega a uomini quali Francisco Franco, Henry Truman e Stalin (per citarne solo alcuni) è la sua profonda conoscenza degli esplosivi - tanto "innocuo", dunque, non è.
Le pagine del libro sembrano rispecchiare la spensieratezza del loro protagonista: così come lo spirito di Alan è intraprendente e genuino, lo stile è ironico e leggero, a interpretazione della sua visione della vita: già, perché gli argomenti più difficili sono quelli che non devono essere presi sul serio - basterebbe berci su un po' di acquavite, come sostiene il nostro caro centenario. A Jonas Jonasson va proprio questo merito: essere riuscito a trattare di tematiche delicate e rilevanti con leggerezza e ironia.
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