Incipit #6: Il cappotto


Nel ministero... no, è preferibile non precisare in quale ministero. Nessuno è più permaloso degli appartenenti alla pubblica amministrazione, di ogni ordine e grado, degli uffici o delle caserme.
   Perciò, a scanso di complicazioni e di guai, è meglio chiamare il ministero di cui stiamo parlando "un ministero".
   Dunque, in un ministero, prestava servizio un impiegato: un impiegato, per la verità, niente affatto appariscente: alquanto bassotto, un po' butterato, rossiccio di capelli, abbastanza miope, calvo sulle tempie, con rughe vistose sulle guance e ai lati della bocca e, per finire, con un colorito pallido da perenne ammalato.
   Che poteva farci? Non era colpa sua, forse era colpa del micidiale clima di Pietroburgo.
   Il suo grado poi - è necessario dirlo subito, perché da noi, in Russia, il grado ha sempre grande importanza e bisogna dichiararlo - era di semplice esecutivo perpetuo, un titolo ed un tipo di lavoro che è stato sempre oggetto di derisione da parte di quegli scrittori che amano dare addosso a coloro che non hanno la possibilità di difendersi e contrattaccare.
   Il cognome di quell'impiegato era Bascimackin. Il suo nome era Akàkij Akàkjevic.
   Quando fu battezzato, il bambino non fece altro che piangere e fare delle smorfie, come se avesse il presentimento di quel che sarebbe diventato da grande: un esecutivo perpetuo.

Commenti

  1. Incredibile come Gogol ci introduca "in punta di penna" a questo racconto, quasi a volerci far entrare pian piano nella realtà che si appresta a narrarci con un registro semplice ma mai banale... L'ultimo capoverso dell'incipit "Quando fu battezzato..." diremmo ora è "fantozziano", scoprendo così che proprio al personaggio di Akakij Akakjevic si è ispirato Paolo Villaggio per la resa letteraria prima e cinematografica poi del mitico ragionier Ugo Fantozzi... J.J.F.

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    1. Dice bene, semplice ma affatto banale, anzi... geniale!

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